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Trekking Marche escursioni Country House Chiciabocca
Ecco una lista di sentieri dove effettuare trekking. Si ricorda naturalmente, così come prescrivono i manuali, di munirsi di un abbigliamento adeguato a cominciare dagli scarponcini.
Sentiero n. 30 da le Porte a Serravalle di Carda
Da “le Porte” a Serravalle di Carda (Rio Vitoschio) E Quota di partenza 370 m; quota d’arrivo 750 m. Tempo di salita circa h. 2.30, e per scendere h 1.45. A 2 km circa da Piobbico verso Apecchio, lungo la SP 257, un cartello sulla sinistra indica l’inizio del sentiero per il Rio Vitoschio. Una stradina carrabile segue il corso d’acqua fino al noto passaggio delle “Porte”, strettoia tra due alte pareti verticali attrezzate per l’arrampicata sportiva. Si guada e la stradina diventa sentiero lungo il torrente. Dopo circa 25 minuti, in corrispondenza di un segnale rosso in terra, si lascia il fosso per prendere a sinistra tra gli alberi. Il percorso inizia a salire portandoci al primo bivio con segnale di “curva”: prendere a sinistra sull’itinerario n° 30 e poco più avanti al secondo bivio (con il sentiero n° 29) salire sulla destra (sempre n° 30). Superato un tombino ed un punto molto panoramico, arriva ancora un bivio dove si prende a destra in piano. Dopo avere toccato un altro punto panoramico, giungiamo ad una piazzola di una vecchia carbonaia e subito dopo al bivio con il sentiero n° 32. Proseguiamo sul n° 30 (a sinistra) entrando nella lecceta. Sempre in salita il sentiero termina sul margine del fosso in un ambiente cespugliato. Poco più avanti uno sperone di roccia sulla destra con vecchia tabella arrugginita ci permette di godere tutto il panorama sul fosso dell’Eremita (1,30). Appena attraversato il successivo ghiaione di pietra rosa sciolta ed instabile, si arriva al bivio (da ignorare) con il sentiero n° 35. Siamo nel campo gravitazionale del Fosso Pisciarello che ci attira nelle sue ripide ombre. Attraversiamo polle d’acqua ferma (in estate) in mezzo alla vegetazione lussureggiante e ad alte pareti che in inverno diventano monumenti e sculture di ghiaccio. Superata l’emozionante gola, il sentiero n° 30 perde dolcemente quota alla volta di Pian di Trebbio, sulla destra il profilo del M. Cardamagna che sale nel nostro orizzonte. Due recinzioni “apri e chiudi” prima di arrivare alla strada asfaltata per Serravalle.
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Sentiero n. 31 la traversata del Monte Cardamagna
31 La traversata del Monte Cardamagna (962 m). Quota di partenza 390 m; quota d’arrivo 740 m. Tempo di salita circa h 3.00, tempo utile per scendere h 2.30. Si parte dalla fonte di Sassorotto, lungo la SP 257 Apecchiese. La prima parte del percorso si svolge su una stradina abbandonata, un tempo via di collegamento con Serravalle. In vista di un mulino diroccato, si prende sulla sinistra il sentiero che ne raggiunge i ruderi rimasti. Il fosso forma alte cascate con le acque che s’inabissano nella gola sottostante. Oltre il vecchio mulino, il sentiero affronta le pendici del M. Cardamagna, ripide ed impegnative dopo il bivio con il sentiero n° 33. Alle spalle dell’escursionista, su due diversi rilievi, i segni del tempo lontani mille anni. Il segno della terra e del fuoco nei ruderi del Castello della Carda, la “Cardaccia”, residenza in tempi di fulgore della nobile famiglia degli Ubaldini, sotto il cui dominio fu scritta la storia di Apecchio e dei suoi territori. Altro segno, d’aria e d’acqua, nel rilievo della Colombara, è il Mappamondo della Pace. Opera in legno da Guinness dei Primati, frutto di anni di lavoro di un tenace pensionato, Orfeo Bartolucci. Il sentiero, dopo avere attraversato tratti di bosco fitto e lussureggiante vegetazione, sale al Cardamagna giungendo al suo valico naturale, dopo avere toccato una fonte ristoratrice. La discesa si presenta molto dolce e comoda su un sentiero ben modellato e si conclude sulla strada di Pian del Trebbio, all’incrocio con i sentieri n° 30 e n° 36. Link per mappe sentieri 30 e 31
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Sentiero n. 36 Da Apecchio a Serravalle di Carda E
Quota di partenza 480 m; quota d’arrivo 750 m. Tempo utile di salita circa h 2.30, tempo utile per scendere h 2.00. Il sentiero parte dalla chiesetta abbandonata di San Filippo e sale verso la Serra della Stretta, su una vecchia mulattiera riscoperta per l’occasione. Oltrepassata la località Vecciaro ed attraversata la stradina carrabile, il sentiero si inerpica su calanchi franosi che rilevano una sensibile diversità geologica di questa zona rispetto alle altre del Nerone. Si tratta infatti della formazione marnoso-arenacea di origine ed età lontana dai calcari del Monte Nerone. Qui troviamo elementi vegetazionali assenti sul Nerone, a testimonianza della diversità pedologica dei terreni. Poco sopra il Vecciaro iniziano boschi ombrosi: radure infestate da felci aquiline, ginestre dei carbonai, rari castagni, sono alcuni degli elementi rivelatori di un suolo meno alcalino per una escursione diversa dal punto di vista botanico. Molto bello il paesaggio dalla Serra della Stretta, con suggestivo rudere panoramico. In questo punto il sentiero largo e comodo si inoltra in un cerreto, procedendo alla volta delle case abbandonate del Gallinaccio. Da qui il percorso si avvale di una piccola strada che, senza significativi cambiamenti di quota, punta verso Pian di Trebbio, in mezzo a cerri alti e vetusti. Link per mappa sentiero n.36
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Sentiero n. 37 da Val del Lago a Pieia
37 Agriturismo Val del Lago/Pieia .Quota di partenza 830 m; quota d’arrivo 700 m. Tempo utile per salire circa h 3.30, tempo utile per scendere h 3.30 Si parte dalla strada che da Serravalle porta ad Acquapartita, nei pressi dell’Agriturismo Val del Lago. Si scende alla Casaccia nel fosso “il Fiume” per poi salire a Ca’ Miara, ormai un rudere nel bosco. Superata dopo pochi minuti Ca’ Renzini, si supera il bivio con la strada che scende a Valdara. Si prosegue percorrendo tutta la pianeggiante e panoramica Serra dell’Oncia. Passata la casa dell’Oncia con portentosi esemplari di cerro, si abbandona il crinale per scendere sulla carrareccia che porta a Caiserra. Scorci panoramici sul Nerone, Petrano, Acuto e Catria . Dalla piccola frazione si scende all’agglomerato di Calturco lungo un’antica via. Il percorso prosegue scendendo nella valle del Fiumicello che si guada a Molino di Bordone. La salita dell’altro versante ci porta all’abitato di Massa dove si imbocca la stradina che sale a Pieia. Giunti a Caibartolini si lascia la carrareccia per seguire sulla destra un viottolo che si inoltra nel bosco misto con specie tipiche delle aree calcaree. Usciti dallo stretto sentiero si riprende la carrareccia da lasciare ancora dopo un centinaio di metri per una via d’esbosco sulla destra che sale sul Monte Carpinelo. Tuttavia il percorso lascia anche tale strada per salire ripidamente sulla sinistra in mezzo alle ginestre. Lo sforzo è intenso, ma di breve durata. Si conquista una sella tra due cocuzzoli del monte dove una vecchia mulattiera scende verso la vallata di Pieia. Nella cerreta attraversata è segnalata la presenza del più grande coleottero italiano, il Cervo volante (Lucanus cervus). Si riprende l’imbrecciata che sale da Massa e proseguendo sulla destra ci si congiunge con il sentiero n° 25 Link per mappa sentiero n.37
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Sentiero n. 38 da Apecchio alla Madonna dei 5 faggi
38 Da Apecchio alla Madonna dei Cinque faggi. Quota di partenza 510 m; quota d’arrivo 750 m. Tempo necessario di salita circa h 4•30, tempo utile per scendere h 4.15 La remota solitudine dei luoghi, la costante frescura, rendono questo percorso un’escursione “avventurosa” e suggestiva senza difficoltà. Si parte dal Palazzo Ubaldini di Apecchio, per poi fare rifornimento d’acqua ad una generosa fonte al Piano di Velluto, alla biforcazione con il sentiero n° 39. In un vicino boschetto troviamo l’antico monumentale acquedotto di Apecchio, tutto in pietra serena. Si sale poi il pendio della Valcella in compagnia di campi di fieno, poi attraversando un bosco ceduo misto a carattere meso-xerofilo, con Cerro (Quercus cerris), Carpino nero (Ostrya carpinifo/ia), Orniello (Fraxinus ornus), Maggiociondolo (Laburnum anagyroides). Si raggiunge Casa La Serra, dopo la quale ci si immette in una pista sterrata che ci porta alla strada comunale asfaltata, in corrispondenza di un sentiero sulla destra di collegamento con il sentiero n° 39. Il percorso incrocia la strada di Casa Valibona (qui si trovava l’antica chiesa di S.Maria di Valibona) all’altezza di una minuscola edicola in legno. La zona era anticamente abitata da popolazioni celtiche come testimoniato da reperti conservati al Museo di Apecchio. Dall’altra parte della strada, si imbocca un’incerta mulattiera che si cala rapidamente nel letto del Fosso del Buio. Qui il sentiero recupera il tracciato di una vecchia carreggiabile che seguiva il corso del fiume. In corrispondenza di uno spettacolare bastione di roccia si guada il torrente; il fondovalle diviene pianeggiante e percorrendo un prato si giunge ad una vecchia catasta di legname. Alla confluenza dei fossi Codarello e Buio era il Molin del Buio, i cui pochi resti sono sepolti nella selva. Quindi si passa su una mulattiera che, attraverso cerrete con alberi di dimensioni apprezzabili ed interessantissime faggete di bassa quota, non nuove per l’entroterra pesarese, arriva in mezz’ora ai ruderi di Ca’ Lavello, patria di Cristoforo del Lavello, fedele uomo d’arme di Bernardino Ubaldini della Carda. L’ultimo tratto di salita rimane sempre nel fresco della foresta e l’itinerario sfocia nel S.I. in corrispondenza di una fonte di fresca acqua di sorgente. Seguendo il crinale si giunge alla chiesa della Madonna del Cinque Faggi, su una strada asfaltata.
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Sentiero n. 39 da Apecchio al Boccarello della Croce
39 Da Apecchio al Boccarello della Croce. Quota di partenza 510 m; quota d’arrivo 760 m. Tempo utile per salire circa h 3.00, tempo utile per scendere h 2.50. Si parte da Apecchio, dalla fonte a Piano di Velluto, bivio con il sentiero n° 38. Oltrepassata la fonte d’acqua sulfurea s’imbocca a destra l’antica via d’accesso al paese. In breve, il bosco si chiude sopra il tracciato rendendo questo tratto fresco e gradevole d’estate. Scendendo molto dolcemente si arriva al primo guado sul Fosso dei Tacconi nel punto di confluenza del Biscubio. Lungo una carreggiabile si giunge a Pian di Lupino dal quale una mulattiera sulla sinistra riporta nell’alveo. Seguono molti guadi dopo i quali si arriva alla bellissima cascata della Gorgaccia dove l’azione erosiva e la morfologia degli strati hanno creato un attraente spettacolo. Attraversato ancora il torrente proprio sopra la cascata, si supera l’incrocio di collegamento con il sentiero n ° 38. Dopo una successiva doppia ansa si lasciano le sponde per inoltrarci nel bosco ed arrivare quindi ai pascoli che si estendono fino ai ruderi del Molino dei Tacconi, uno dei tanti di queste montagne. I due chilometri successivi si snodano in cerrete fino alla casa del Molinello. Da qui si prosegue all’interno delle foreste Demaniali di Bocca Serriola, dove il ceduo lascia il posto a boschi più maturi. Arriva un’area di rimboschimento ad Abete rosso (Picea abies) dopo la quale, in prossimità dei ruderi della chiesa di S. Giovanni in Vignolle, il sentiero si restringe con una improvvisa salita tra le ginestre: il cammino può essere difficile all’interno di questo tratto di densa macchia arbustiva fino a raggiungere una vecchia pista che proviene dal podere dell’ Artaina. Si lascia presto la strada svoltando a sinistra dentro un piccolo bosco buio ed umido. Dopo un guado si risale verso il vivaio forestale del Toppo sotto, il quale si incontrano alcuni notevoli esemplari di Ontano napoletano (Alnus cordata). Attraversato un vasto rimboschimento a pino nero (Pinus nigra) e silvestre (Pinus sy/vestris) con un percorso a slalom tra i filari di piante, si guadagna una pista in mezzo ad una fustaia di cerro, che ci porta sul Sentiero Italia. Link per mappa sentieri 38 e 39
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